Opera artistica presentata a Bari nell'Auditorium La Vallisa il 12 Aprile 2012, durante la seconda selezione per l'evento LAVORO IN FERMO oraganizzato dall'Associazione Agorà Mediterranea.
L’uomo viene frastornato e disorientato dalla crisi dei valori del mondo e dalla carenza lavorativa che non dipende solo da un deficit finanziario. Non esistono più certezze e dunque la possibilità di concretizzare prospettive future. La tensione verso il miglioramento delle proprie competenze, e crescita lavorativa, hanno portato l’uomo ad una situazione di distrazione completa da quella che è l’essenza della sua vita, intesa come allontanamento dai propri valori.Articolo quattro, non a caso è il titolo dell’opera. Nella rappresentazione predominano colori freddi che evidenziano il distacco, l’estraneità e l’essere tagliati fuori dal mondo. Un uomo istruito, colto, pronto a mettersi in gioco, ma è lì privo delle sue forze ed in attesa di qualcosa o di qualcuno che azioni la sua giusta carica, che parte da un meccanismo di cui lui non riesce a far parte. Emarginato perché è troppo giovane e privo di esperienza oppure perché è troppo grande e non ci sono più molte possibilità d’integrazione, l’uomo è stanco, depresso e frustrato e pian piano si consuma come una candela che brucia nel silenzio, chiudendosi in se stesso come cera sciolta. Il vortice che appare sullo sfondo è simbolo di un rapido e affannoso susseguirsi di azioni subite e il cromatismo dei grigi evidenzia una condizione di limbo in cui l’attesa fa da padrona. Infine, il simbolo della patria d’appartenenza: rappresentata da un’etichetta che, applicata alla chiave di ricarica, certifica l’uomo, la sua appartenenza al paese, evidenziandone l’autenticità, ma nel contempo ponendo indugio sulla possibilità che si realizzi la condizione che gli porti dignità. Dignità che si esprime nel senso di attesa e di speranza che venga riconosciuto il diritto del lavoro o che vengano rese effettive le condizioni che rendano concreto tale diritto.
Tiziana Sala